Una corretta redazione del Rendiconto di Cassa

Il Rendiconto di Cassa (Modello D) deve essere redatto dalle Organizzazioni di Volontariato (ODV) e Associazioni di Promozione Sociale (APS) sotto la soglia dei 220.000 euro, dagli altri ETS di piccole dimensioni, come associazioni culturali, sportive dilettantistiche (se iscritte al RUNTS), fondazioni minori e comitati.

Quando si parla di “non superare le entrate annue di 220.000 euro” per l’obbligo di redigere il Rendiconto di Cassa (Modello D) negli Enti del Terzo Settore (ETS), si fa riferimento alla somma di tutte le entrate percepite dall’ente durante l’anno, indipendentemente dalla loro natura. Rientrano in questa categoria le quote associative versate dai soci, i contributi pubblici e privati come finanziamenti o sovvenzioni, le donazioni e i lasciti testamentari, i proventi da raccolte fondi e campagne di crowdfunding, le entrate derivanti da attività commerciali marginali o secondarie, se consentite dallo statuto, e i rimborsi spese o contributi per progetti specifici.

Il limite dei 220.000 euro viene calcolato considerando tutte le entrate effettivamente incassate nell’anno contabile di riferimento, senza tener conto di crediti ancora da incassare o impegni di spesa futuri. Questo criterio si basa sul principio della cassa, che registra le operazioni solo nel momento in cui avviene il movimento di denaro, a differenza del bilancio di competenza, che tiene conto anche dei ricavi e dei costi maturati ma non ancora riscossi o pagati.

Ora andiamo ad esaminare le voci del rendiconto di cassa modello D.

A) USCITE ED ENTRATE DI INTERESSE GENERALE:

Entrate di interesse generale

Le entrate di interesse generale rappresentano le risorse finanziarie che un ente incassa per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali, senza scopo di lucro. La loro provenienza e destinazione devono essere strettamente correlate all’attività sociale, culturale, educativa e di solidarietà.

Tra queste entrate rientrano i contributi pubblici, ossia i finanziamenti ricevuti da enti pubblici, come lo Stato, le Regioni, i Comuni e l’Unione Europea, per lo svolgimento di attività istituzionali specifiche. Ad esempio, un Comune può erogare un contributo per finanziare un programma di assistenza sociale per anziani. In tal caso, l’importo ricevuto deve essere destinato esclusivamente alla realizzazione del progetto, seguendo quanto stabilito nel relativo piano finanziario approvato.

Un’altra tipologia di entrate è rappresentata dai contributi privati, ovvero somme di denaro o beni ricevuti da privati cittadini o aziende senza obbligo di restituzione e destinati a sostenere l’attività istituzionale. Un esempio è una donazione di 10.000 euro da parte di un privato per finanziare attività di supporto a persone in difficoltà economica. Queste risorse devono essere utilizzate esclusivamente per lo scopo previsto e rendicontate in modo separato.

Le quote associative costituiscono un’ulteriore fonte di entrata e rappresentano gli importi versati dai soci per acquisire o mantenere lo status di socio all’interno dell’associazione. Le quote associative annuali, se impiegate per il finanziamento delle attività istituzionali, rientrano tra le entrate di interesse generale.

Vi sono poi i ricavi derivanti da attività commerciali limitate, ovvero entrate generate da attività economicamente remunerative che, pur avendo un carattere commerciale, sono direttamente funzionali alle finalità istituzionali e non superano il limite consentito dalla normativa sugli enti del Terzo Settore. Un esempio è la vendita di libri a scopo educativo o il ricavato di eventi di sensibilizzazione i cui proventi vengono destinati al finanziamento di progetti sociali.

Uscite di Interesse Generale:

Le uscite di interesse generale rappresentano i costi sostenuti per l’attuazione delle finalità istituzionali di un ente. Queste spese sono necessarie per mantenere e sviluppare le attività sociali, culturali, educative e di solidarietà.

Tra le principali uscite rientrano le spese per il personale, che comprendono i compensi e gli oneri a carico dell’ente per dipendenti, collaboratori e professionisti coinvolti nelle attività istituzionali. Un esempio è la retribuzione di un educatore che lavora in un progetto di assistenza per minori o di un assistente sociale impegnato in un programma di supporto psicologico.

Un’altra categoria di spesa riguarda i materiali e le forniture, ossia gli acquisti di beni necessari per la realizzazione delle attività sociali. Rientrano in questa voce, ad esempio, l’acquisto di materiali didattici per bambini disabili in un programma educativo o l’acquisto di generi alimentari destinati a progetti di distribuzione a persone in difficoltà.

Le spese per locazioni comprendono i costi per l’affitto di locali destinati ad attività istituzionali. Un caso concreto è l’affitto di una sede utilizzata per corsi di formazione professionale rivolti a persone con disabilità, assicurando che tali spazi siano destinati esclusivamente a scopi sociali.

Rientrano tra le uscite di interesse generale anche le spese per consulenze e collaborazioni esterne, ossia i pagamenti per servizi professionali necessari allo svolgimento delle attività istituzionali. Un esempio è il compenso per un avvocato che fornisce consulenza legale all’associazione per la gestione dei contratti con enti pubblici.

Le spese di pubblicità e promozione riguardano i costi sostenuti per attività informative finalizzate alla sensibilizzazione del pubblico sulle finalità sociali dell’ente. Tra queste, vi è la realizzazione di volantini informativi su un progetto di solidarietà, distribuiti gratuitamente o a costi ridotti per raggiungere un numero maggiore di persone beneficiarie.

Un’ulteriore categoria è rappresentata dalle spese di viaggio e trasferte, relative agli spostamenti del personale o dei collaboratori per l’attuazione di progetti specifici. Un esempio è il costo del trasporto per la partecipazione a una conferenza su tematiche sociali o per il trasferimento di volontari impegnati in missioni di assistenza in aree disagiate.

Infine, vi sono le spese per la gestione di eventi, attività educative, culturali o sociali, ovvero i costi sostenuti per organizzare iniziative di sensibilizzazione o incontri formativi. Rientrano in questa categoria le spese per l’organizzazione di una conferenza su temi ambientali con l’obiettivo di sensibilizzare la comunità sulle problematiche ecologiche e sociali.

L’obiettivo delle uscite e delle entrate di interesse generale nel rendiconto di cassa è garantire che tutte le risorse finanziarie siano impiegate per il raggiungimento degli scopi sociali previsti dallo statuto dell’associazione. La separazione tra queste e le entrate o uscite di natura commerciale o ordinaria è essenziale per rispettare la normativa sugli enti del Terzo Settore e per garantire la trasparenza gestionale richiesta alle organizzazioni non profit.

B) Entrate ed Uscite per Attività Diverse

Le entrate per attività diverse rappresentano i flussi di cassa derivanti da operazioni che non rientrano nelle attività ordinarie o continuative dell’associazione, ma che possono essere straordinarie, occasionali o legate a progetti specifici.

Tra queste rientrano i contributi e le donazioni straordinarie, ovvero somme ricevute per finalità specifiche, come nel caso di una donazione una tantum destinata al finanziamento di un evento speciale. Ad esempio, se un ente riceve 10.000 euro da un benefattore per un evento unico, questa somma sarà registrata come entrata per attività diverse, in quanto non riguarda la normale operatività dell’ente.

Un’altra categoria è costituita dai proventi derivanti da eventi occasionali, come cene di beneficenza, lotterie o concerti organizzati per raccogliere fondi. Se un’associazione promuove una lotteria per finanziare un progetto speciale, i ricavi generati saranno considerati entrate per attività diverse.

Le entrate derivanti da attività commerciali occasionali includono i ricavi provenienti dalla vendita di beni o servizi legati a un evento specifico. Un esempio è la vendita di magliette o gadget in occasione di un evento benefico, poiché si tratta di un’attività economica non abituale.

Infine, rientrano nelle entrate per attività diverse le sovvenzioni per attività speciali, ossia finanziamenti pubblici o privati destinati a progetti non legati alla gestione ordinaria dell’ente. Se un’associazione riceve 5.000 euro per un’iniziativa di sensibilizzazione ambientale non ricorrente, tale somma sarà registrata come entrata per attività diverse.

Le uscite per attività diverse comprendono le spese sostenute per operazioni non ordinarie, tra cui l’organizzazione di eventi occasionali. Se un’associazione organizza una conferenza su un tema specifico, i costi per il noleggio della sala, i compensi per i relatori e la logistica saranno classificati come uscite per attività diverse, poiché non rientrano nella gestione ordinaria dell’ente.

Anche l’acquisto di beni o servizi non ordinari rientra in questa categoria. Ad esempio, se un ente acquista gadget personalizzati per un evento di raccolta fondi, tale spesa sarà considerata un’uscita per attività diverse, in quanto il bene è destinato a un’iniziativa non ricorrente.

Le spese per consulenze o servizi temporanei sono un’altra voce significativa, riguardando compensi per esperti o professionisti coinvolti in attività specifiche. Se un’associazione assume un esperto di marketing per promuovere un evento speciale, il relativo costo sarà registrato tra le uscite per attività diverse.

Infine, vi sono le spese per la realizzazione di progetti speciali, come la produzione di materiali didattici per una campagna di sensibilizzazione. Se un’associazione avvia un’iniziativa per la tutela dell’ambiente, i costi per la creazione di video informativi e la pubblicità sui social media saranno considerati uscite per attività diverse.

La distinzione tra attività ordinarie e straordinarie è fondamentale per garantire una gestione trasparente e tracciabile delle risorse finanziarie. Separare questi flussi di cassa consente di avere una visione chiara della sostenibilità economica dell’ente e di rispettare i requisiti normativi. In sintesi, le entrate e le uscite per attività diverse devono essere registrate con attenzione per garantire una corretta rendicontazione finanziaria e per evitare confusione tra operazioni ricorrenti e sporadiche.

C) Entrate ed Uscite di Raccolta Fondi

Le uscite di un’associazione nell’ambito della raccolta fondi rappresentano tutti i costi, diretti e indiretti, necessari per la realizzazione delle attività finalizzate alla raccolta di risorse economiche. Queste spese devono essere giustificate, tracciabili e strettamente legate all’attività di fundraising. Tra le principali voci di spesa vi sono i costi di gestione degli eventi, che comprendono l’affitto di locali o spazi per lo svolgimento delle iniziative, le spese per catering e ristorazione qualora siano previsti buffet, pranzi o cene, e i costi di allestimento e decorazione, che includono materiali scenografici, illuminazione e addobbi. A queste si aggiungono le spese per il personale di supporto, come hostess, addetti alla sicurezza e tecnici, nonché i costi per il trasporto di materiali e persone, che possono includere noleggio di furgoni o mezzi di trasporto. Un’altra componente rilevante è rappresentata dalle spese per materiali promozionali e pubblicitari, quali la stampa di volantini, manifesti, inviti e altre forme di comunicazione visiva.

Accanto ai costi operativi legati agli eventi, l’associazione sostiene anche spese per il marketing e la comunicazione, come le campagne pubblicitarie tradizionali o digitali, le inserzioni su giornali, social media, radio e TV, nonché i costi di gestione delle piattaforme di crowdfunding, che spesso prevedono commissioni sulle donazioni ricevute. Rientrano in questa categoria anche le spese per la comunicazione digitale, come la gestione di newsletter e la creazione di contenuti per i social media.

Ulteriori costi operativi generali riguardano le spese bancarie per le transazioni, comprese le commissioni per il trasferimento di fondi o la gestione di conti correnti dedicati. Inoltre, possono essere necessari servizi legali e consulenze, specialmente per la redazione di contratti di sponsorizzazione o altre pratiche amministrative legate alla raccolta fondi.

Un’altra voce di spesa è quella relativa agli incentivi e ai premi, che comprendono l’acquisto di gadget o premi da destinare ai donatori come riconoscimento per il loro contributo. Se l’associazione organizza lotterie o aste di beneficenza, vi saranno anche costi legati alla creazione di biglietti, all’acquisto di articoli da mettere all’asta e alla gestione dell’evento.

Infine, la gestione e il monitoraggio delle attività di raccolta fondi comportano ulteriori spese, come l’acquisto di software per la reportistica e il monitoraggio delle donazioni o l’assunzione di esperti per la gestione dei dati. Se previsto, anche la formazione dei volontari, attraverso corsi specifici per la loro preparazione, rappresenta un costo da considerare.

Le entrate derivanti dalla raccolta fondi rappresentano invece tutte le risorse economiche che l’associazione riceve a seguito delle proprie iniziative. Queste devono essere registrate separatamente in base alla loro origine e devono essere tracciabili. Una delle principali fonti di entrata è costituita dalle donazioni, che possono essere dirette, provenienti da singoli individui tramite bonifici, assegni o contanti, oppure online, attraverso piattaforme di crowdfunding e portali di donazione. Vi sono poi le donazioni regolari, che derivano da quote associative versate periodicamente dai soci dell’associazione.

Un’altra importante fonte di entrata è costituita dai proventi degli eventi, che comprendono la vendita di biglietti per spettacoli, concerti, cene e aste di beneficenza, oltre ai ricavi derivanti dalle aste stesse e dalle lotterie organizzate dall’ente. Se l’associazione organizza mercatini o vendite di beni, i ricavi ottenuti rientrano nelle entrate da raccolta fondi.

Le sponsorizzazioni rappresentano un’ulteriore forma di finanziamento e possono essere fornite da aziende in cambio di visibilità durante un evento o una campagna. Possono anche essere specifiche, ovvero destinate a finanziare un particolare progetto o iniziativa.

Oltre alle donazioni e alle sponsorizzazioni, l’associazione può ricevere contributi pubblici o privati. I contributi pubblici includono fondi erogati da enti governativi locali, nazionali o internazionali, spesso sotto forma di bandi o finanziamenti dedicati alla raccolta fondi. Le sovvenzioni da fondazioni private, invece, consistono in risorse economiche offerte da enti privati per sostenere progetti di interesse sociale.

Infine, le entrate possono derivare da attività economiche complementari, come la gestione di servizi a pagamento durante gli eventi di raccolta fondi, ad esempio un bar o un punto ristoro. Tutte queste fonti di finanziamento concorrono alla sostenibilità economica dell’associazione, permettendole di realizzare i propri progetti e obiettivi di solidarietà.

Raccolta Fondi Occasionale vs Abituale

Raccolta Fondi Occasionale

La raccolta fondi occasionale si riferisce a iniziative organizzate in situazioni particolari, senza una periodicità fissa o continuativa. Questo tipo di raccolta è generalmente finalizzato a obiettivi specifici di breve periodo, come il finanziamento di un progetto, la risposta a un’emergenza o la celebrazione di un evento speciale. Poiché non si ripete con regolarità, viene realizzata in modo sporadico e mirato, coinvolgendo spesso eventi unici come concerti, cene di beneficenza, aste o lotterie.

Tra gli esempi di raccolta fondi occasionale si possono citare una serata di beneficenza per sostenere una popolazione colpita da un disastro naturale, una lotteria destinata all’acquisto di attrezzature per una scuola o una vendita di beneficenza di oggetti donati, organizzata in occasione di una festività.

Le uscite legate alla raccolta fondi occasionale riguardano prevalentemente costi una tantum necessari per l’organizzazione dell’evento. Tra questi rientrano l’affitto di spazi, la produzione di materiali promozionali, le spese per il catering o per l’intrattenimento. Le entrate, invece, derivano dai proventi ottenuti durante l’evento stesso, come la vendita di biglietti o le donazioni raccolte in occasione dell’iniziativa.

Raccolta Fondi Abituale

La raccolta fondi abituale riguarda le attività che si svolgono con regolarità e che fanno parte della pianificazione a lungo termine di un’associazione. Queste iniziative stabili possono avvenire annualmente o più volte all’anno e sono destinate a garantire un sostegno continuo per l’associazione e i suoi progetti. La raccolta fondi abituale può includere donazioni periodiche, quote associative, o eventi ricorrenti, e viene spesso integrata come parte di una strategia di finanziamento volta a fornire una fonte stabile di risorse.

Le caratteristiche principali di questo tipo di raccolta includono una frequenza regolare o programmata, il fatto di rientrare nella normale attività dell’associazione e il suo obiettivo di sostenere in modo continuativo le sue operazioni e iniziative. Può anche essere parte di una pianificazione a lungo termine per assicurare risorse costanti nel tempo.

Alcuni esempi di raccolta fondi abituale comprendono donazioni ricorrenti o adesioni annuali da parte di soci o sostenitori, campagne periodiche come una maratona annuale o una vendita di beneficenza che si ripetono ogni anno, aste o lotterie organizzate regolarmente (ad esempio, mensilmente o trimestralmente), e i contributi continuativi da parte di sponsor o grandi donatori che si impegnano a versare somme periodiche.

Le uscite legate alla raccolta fondi abituale includono i costi che si ripetono nel tempo, come quelli per la gestione delle donazioni periodiche, la manutenzione di piattaforme online per la raccolta fondi, e la gestione continua di attività promozionali o di sensibilizzazione. Le entrate, invece, provengono dalle somme ricevute su base regolare, come le donazioni ricorrenti, le quote di iscrizione annuali e i contributi di enti o sponsor che offrono un sostegno continuo all’associazione.

Differenze tra Raccolta Fondi Occasionale e Abituale

Caratteristiche Raccolta Fondi Occasionale Raccolta Fondi Abituale
Frequenza Sporadica, non regolare Regolare, continuativa
Obiettivo Progetti o situazioni specifiche Sostegno costante all’associazione
Durata dell’iniziativa Breve periodo Lunga durata, a volte annuale o più
Esempi Eventi, concerti, lotterie occasionali Quote associative, donazioni ricorrenti, eventi annuali
Uscite Costi una tantum legati agli eventi Costi ripetitivi per la gestione delle donazioni e delle attività
Entrate Entrate una tantum derivanti da eventi Entrate ricorrenti da donatori o membri
 

D) Entrate ed Uscite Attività Finanziarie e Patrimoniali

Le attività finanziarie riguardano operazioni che non sono legate direttamente alla gestione ordinaria dell’associazione, ma che comunque influenzano la sua posizione finanziaria. Queste operazioni comportano movimenti di cassa che modificano la liquidità dell’ente senza essere direttamente collegate ai suoi scopi statutari, come prestiti, investimenti o donazioni destinate a scopi finanziari.

Le entrate finanziarie rappresentano le somme che l’associazione riceve a seguito di operazioni che alterano la sua disponibilità economica, ma che non sono legate direttamente all’attività operativa. Un esempio di entrata finanziaria è il provento da investimenti, come gli interessi o i dividendi derivanti da investimenti finanziari. Se l’associazione ha investito in obbligazioni o depositi bancari, gli interessi generati rappresentano entrate finanziarie. Un altro esempio riguarda i finanziamenti e prestiti ricevuti, come quando l’associazione ottiene un prestito da una banca o da un ente pubblico per finanziare un progetto specifico. Inoltre, le donazioni in denaro destinate a scopi specifici possono essere considerate entrate finanziarie se l’associazione le riceve per coprire spese finanziarie come il rimborso di prestiti.

Le uscite finanziarie sono quelle spese sostenute dall’associazione a causa di operazioni che riguardano prestiti, finanziamenti o strumenti finanziari, senza che esse influiscano direttamente sull’attività operativa dell’associazione. Un esempio di uscita finanziaria è il rimborso di prestiti e finanziamenti, che comporta una fuoriuscita di cassa quando l’associazione paga le rate di un prestito ricevuto. Gli oneri finanziari, come gli interessi sui prestiti, sono un altro esempio di uscita, che comporta il pagamento di una somma periodica per il servizio del debito. Infine, le spese per commissioni bancarie includono i costi per la gestione dei conti bancari o per le operazioni finanziarie, come le commissioni pagate per l’uso di un conto corrente bancario.

In sintesi, le attività finanziarie riguardano tutte quelle operazioni che, pur non essendo direttamente collegate alla gestione ordinaria, incidono sulla situazione economica e finanziaria dell’associazione, influenzando la sua liquidità e la sua capacità di finanziare progetti a lungo termine.2. Entrate e Uscite per Attività Patrimoniali

Le attività patrimoniali riguardano operazioni che alterano la composizione patrimoniale dell’associazione, ossia i beni materiali o immateriali posseduti dall’ente, come immobili, attrezzature, o altri beni durevoli. Queste operazioni sono legate all’acquisizione, cessione o gestione di tali beni.

Entrate per Attività Patrimoniali

Le entrate patrimoniali riguardano i fondi che l’associazione ottiene attraverso operazioni che incidono direttamente sul suo patrimonio, come la cessione di beni o l’acquisizione di donazioni. Queste operazioni modificano il valore complessivo del patrimonio dell’associazione e sono tipicamente non legate alla sua attività operativa diretta, ma piuttosto alla gestione dei beni patrimoniali.

Un esempio di entrata patrimoniale è rappresentato dai proventi dalla vendita di beni patrimoniali. Quando l’associazione cede beni durevoli, come immobili, attrezzature o altri beni, il ricavato dalla vendita è considerato un’entrata patrimoniale. Ad esempio, se l’associazione vende un immobile di sua proprietà, l’incasso da tale transazione, come i 100.000€ derivanti dalla vendita di un edificio, rientra tra le entrate patrimoniali.

Un altro esempio è costituito dalle donazioni in natura, ovvero quando l’associazione riceve beni materiali o risorse non monetarie. Ad esempio, se un benefattore dona una casa all’associazione o se viene fatta una donazione di attrezzature elettroniche per un valore di 10.000€, queste operazioni sono registrate come entrate patrimoniali, in quanto modificano direttamente il patrimonio dell’associazione.

Infine, le contributi per acquisizioni patrimoniali sono somme ricevute da enti esterni e destinati all’acquisizione di beni patrimoniali specifici. Se una fondazione contribuisce con fondi per l’acquisto di un nuovo veicolo, ad esempio, questo contributo è considerato un’entrata patrimoniale poiché è destinato all’acquisizione di un bene durevole che andrà a far parte del patrimonio dell’associazione.

In sintesi, le entrate patrimoniali rappresentano tutte quelle risorse che l’associazione riceve attraverso la gestione del proprio patrimonio, che si tratti di cessioni di beni o di donazioni mirate all’acquisizione di nuovi beni durevoli.

Uscite per Attività Patrimoniali

Le entrate patrimoniali riguardano i fondi che l’associazione ottiene attraverso operazioni che incidono direttamente sul suo patrimonio, come la cessione di beni o l’acquisizione di donazioni. Queste operazioni modificano il valore complessivo del patrimonio dell’associazione e sono tipicamente non legate alla sua attività operativa diretta, ma piuttosto alla gestione dei beni patrimoniali.

Un esempio di entrata patrimoniale è rappresentato dai proventi dalla vendita di beni patrimoniali. Quando l’associazione cede beni durevoli, come immobili, attrezzature o altri beni, il ricavato dalla vendita è considerato un’entrata patrimoniale. Ad esempio, se l’associazione vende un immobile di sua proprietà, l’incasso da tale transazione, come i 100.000€ derivanti dalla vendita di un edificio, rientra tra le entrate patrimoniali.

Un altro esempio è costituito dalle donazioni in natura, ovvero quando l’associazione riceve beni materiali o risorse non monetarie. Ad esempio, se un benefattore dona una casa all’associazione o se viene fatta una donazione di attrezzature elettroniche per un valore di 10.000€, queste operazioni sono registrate come entrate patrimoniali, in quanto modificano direttamente il patrimonio dell’associazione.

Infine, le contributi per acquisizioni patrimoniali sono somme ricevute da enti esterni e destinati all’acquisizione di beni patrimoniali specifici. Se una fondazione contribuisce con fondi per l’acquisto di un nuovo veicolo, ad esempio, questo contributo è considerato un’entrata patrimoniale poiché è destinato all’acquisizione di un bene durevole che andrà a far parte del patrimonio dell’associazione.

In sintesi, le entrate patrimoniali rappresentano tutte quelle risorse che l’associazione riceve attraverso la gestione del proprio patrimonio, che si tratti di cessioni di beni o di donazioni mirate all’acquisizione di nuovi beni durevoli.

D) Entrate ed Uscite di Supporto Generale:

Nel rendiconto di cassa delle associazioni ETS, il modello D è essenziale per monitorare le risorse finanziarie destinate al funzionamento ordinario dell’associazione, che supportano l’attività istituzionale senza essere collegate a specifici progetti. Queste voci di entrata e uscita sono cruciali per comprendere come l’associazione gestisce le risorse necessarie per la sua operatività quotidiana, come i costi generali di supporto.

Uscite di supporto generale

Le uscite di supporto generale, i costituti del personale rappresentano una delle voci principali. I costi del personale comprendono stipendi e salari del personale che non è direttamente coinvolto nei progetti, come amministratori e segretari, nonché gli oneri sociali associati, come contributi previdenziali, assistenziali e altri benefici come assicurazioni e TFR. Ad esempio, se un dipendente amministrativo riceve uno stipendio annuo di 20.000€ e ha 4.000€ di contributi previdenziali, l’associazione sostiene questi oneri per il mantenimento del suo personale di supporto.

Le spese per la sede, come gli affitti, la manutenzione e le riparazioni degli immobili adibiti a sede operativa, sono fondamentali per il funzionamento dell’associazione. Per esempio, se l’associazione paga 2.000€ al mese di affitto e 500€ per interventi di manutenzione ordinaria, queste sono spese necessarie per garantire la disponibilità di spazi adeguati all’attività.

Le utenze per il funzionamento della sede, come energia elettrica, acqua, gas e telecomunicazioni, sono altre voci di uscita rilevanti. Se, ad esempio, l’associazione ha spese mensili di 600€ per le utenze e 100€ per i servizi telefonici e internet, si tratta di costi che consentono di mantenere operativa la struttura.

Le spese per materiale di consumo e cancelleria, come l’acquisto di carta, toner e forniture per l’ufficio, sono necessarie per il normale svolgimento delle attività amministrative e di supporto. Ad esempio, l’acquisto di materiale di cancelleria per un anno può comportare una spesa di 1.000€.

Inoltre, le spese per servizi professionali come consulenze fiscali, legali, contabili e revisione del bilancio rappresentano altri costi per l’associazione. Per esempio, l’associazione può spendere 2.000€ per consulenze fiscali e legali, e 1.500€ per la gestione contabile e il rendiconto.

Le spese bancarie comprendono commissioni per la gestione dei conti correnti e per le operazioni bancarie, come bonifici o transazioni. Un esempio può essere una commissione bancaria mensile di 50€ e 200€ per operazioni di bonifico.

Le assicurazioni sono un altro elemento indispensabile, comprendendo polizze contro danni a persone o cose, responsabilità civile e danni patrimoniali. Per esempio, una polizza annuale per la sede e la responsabilità civile potrebbe costare 1.000€.

Infine, le altre spese generali includono le spese di rappresentanza per eventi e incontri istituzionali, e le spese di viaggio e soggiorno per trasferte necessarie all’attività dell’associazione. Un esempio potrebbe essere una spesa di 500€ per viaggi e soggiorni legati a incontri con partner o altre istituzioni.

In sintesi, il modello D nel rendiconto di cassa aiuta a monitorare le spese generali necessarie per il funzionamento quotidiano dell’associazione, permettendo di tenere sotto controllo i costi che non sono legati a progetti specifici, ma che sono essenziali per garantire la continuità e l’efficienza operativa dell’ente.

Entrate per l’ attività di supporto generale:

Le entrate per supporto generale sono quelle risorse che l’associazione raccoglie per finanziare il proprio funzionamento quotidiano, senza essere destinate a progetti specifici. Queste voci di entrata sono fondamentali per garantire la sostenibilità delle attività ordinarie dell’associazione, come il pagamento del personale, la manutenzione della sede e altre spese di gestione.

I contributi pubblici rappresentano una delle principali fonti di finanziamento. Questi possono provenire da enti locali, regionali o statali e sono destinati a supportare le attività generali dell’associazione. Un esempio potrebbe essere un contributo pubblico annuale di 10.000€ per coprire i costi di gestione.

Le donazioni private, che provengono da persone fisiche o giuridiche, sono un’altra importante fonte di entrate. Queste donazioni possono essere fatte liberamente per il sostegno alle attività dell’associazione. Un esempio potrebbe essere una donazione di un socio pari a 1.000€.

I proventi da attività economiche derivano dalle attività autofinanzianti che l’associazione può svolgere, come la vendita di beni o servizi. Ad esempio, l’associazione potrebbe raccogliere 2.000€ dalla vendita di pubblicazioni o articoli di merchandising.

Le raccolte fondi (fundraising) rappresentano un’altra fonte di entrate. Organizzare eventi come cene di beneficenza, concerti o aste permette all’associazione di raccogliere fondi per il suo funzionamento. Un esempio potrebbe essere una raccolta fondi realizzata durante una cena di beneficenza che porta a 3.000€ di proventi.

Infine, le entrate da altre attività accessorie possono derivare da attività come il ricavo da locazioni, quando l’associazione affitta i propri spazi o beni. Ad esempio, l’affitto di una sala per eventi potrebbe generare 1.500€ di entrate.

In sintesi, le entrate per supporto generale sono essenziali per il mantenimento delle operazioni ordinarie dell’associazione. Il modello di rendiconto di cassa consente di visualizzare in modo chiaro e trasparente tutte queste voci, evidenziando come l’associazione gestisce e raccoglie le risorse necessarie per sostenere la propria attività.

USCITE ED ENTRATE DA INVESTIMENTI IN IMMOBILIZZAZIONI O DA DEFLUSSI DI CAPITALE DI TERZI

Il rendiconto di cassa del modello D, come previsto per le Associazioni ETS (Enti del Terzo Settore), offre una visione dettagliata dei flussi di cassa suddivisi per tipologia di attività: operativa, di investimento e di finanziamento. Le voci relative agli investimenti in immobilizzazioni e ai deflussi di capitale di terzi sono particolarmente significative per comprendere come vengono gestite le risorse economiche e finanziarie all’interno dell’associazione.

Le entrate e uscite da investimenti in immobilizzazioni riguardano le operazioni legate all’acquisto e alla vendita di beni durevoli, come immobili, attrezzature e macchinari, che rimangono a lungo nel patrimonio dell’associazione. Queste operazioni hanno un impatto significativo sul bilancio, in quanto implicano l’utilizzo di risorse finanziarie interne (entrate operative) o esterne (prestiti, finanziamenti) per acquisire beni patrimoniali durevoli. Le entrate derivanti da investimenti in immobilizzazioni comprendono i proventi derivanti dalla vendita di beni durevoli o da altre operazioni che liberano risorse patrimoniali, come la dismissione di immobili o attrezzature. Al contrario, le uscite per investimenti in immobilizzazioni rappresentano l’acquisto o la costruzione di nuovi beni durevoli, come edifici o macchinari, che aumentano la capacità patrimoniale dell’associazione. Le uscite per investimenti riducono la liquidità immediata, ma aumentano le risorse patrimoniali a lungo termine, mentre le entrate da investimenti migliorano la liquidità, soprattutto se provengono dalla vendita di beni non strategici o dalla valorizzazione di immobilizzazioni.

Uscite da investimenti in immobilizzazioni

Le uscite da investimenti in immobilizzazioni rappresentano i pagamenti effettuati per l’acquisto di beni destinati a durare nel tempo (oltre un anno), utilizzati per il miglioramento delle attività dell’associazione. Questi beni, conosciuti come immobilizzazioni, sono essenziali per il funzionamento e la realizzazione degli scopi statutari dell’associazione, contribuendo a rafforzare le sue capacità operative.

Le immobilizzazioni si suddividono in due principali categorie: materiali e immateriali. Le immobilizzazioni materiali comprendono beni fisici come immobili, macchinari, attrezzature e veicoli. Ad esempio, l’acquisto di un edificio da destinare a sede operativa dell’associazione, l’acquisto di macchinari o attrezzature necessarie per svolgere attività produttive o di servizi per la comunità, o ancora l’acquisto di veicoli per il trasporto di persone disabili in attività sociali, sono tutte voci che rientrano in questa categoria. Tali beni sono destinati a un utilizzo pluriennale e sono fondamentali per le operazioni quotidiane dell’associazione.

Le immobilizzazioni immateriali, invece, sono beni non fisici ma comunque essenziali per l’attività dell’associazione, come software, brevetti, licenze o marchi. Un esempio di immobilizzazione immateriale può essere l’acquisto di un software gestionale per la contabilità e la gestione delle attività, o l’acquisto di diritti su software specializzati per la gestione di eventi o corsi. Sebbene non siano beni tangibili, queste risorse sono cruciali per il corretto svolgimento delle attività e l’efficienza gestionale dell’associazione.

Le uscite relative a queste immobilizzazioni sono normalmente considerate investimenti a lungo termine, in quanto il loro impiego si estende su più anni. Questi beni, infatti, contribuiscono in modo duraturo ad aumentare la capacità operativa dell’associazione, sostenendo la crescita e l’efficienza delle sue attività nel tempo.

Entrate da investimenti in immobilizzazioni

Le entrate da investimenti in immobilizzazioni derivano dalla cessione o dismissione di beni strumentali precedentemente acquistati dall’associazione. Quando l’associazione decide di vendere beni che non sono più necessari per le proprie attività, può generare flussi di cassa che contribuiscono ad incrementare la disponibilità finanziaria. Questi flussi di cassa possono provenire dalla vendita di immobili, attrezzature, macchinari, veicoli o beni immateriali che non sono più utilizzati o che non sono più ritenuti strategici per le finalità dell’associazione.

Ad esempio, la vendita di un immobile o di una parte di esso, che non viene più utilizzato come sede operativa o per altre attività, rappresenta un’entrata da investimento in immobilizzazioni. Allo stesso modo, la cessione di veicoli, attrezzature o macchinari che non sono più necessari per le attività istituzionali contribuisce ad aumentare la liquidità dell’associazione. Infine, anche la vendita di software o diritti su beni immateriali, come licenze o brevetti che non vengono più utilizzati, può generare flussi di cassa e migliorare la disponibilità finanziaria dell’associazione.

In generale, queste entrate sono il risultato di operazioni di dismissione che liberano risorse, permettendo all’associazione di ottimizzare i suoi beni e di allocare meglio le risorse finanziarie per future esigenze operative o investimenti.

 Afflussi di capitale di terzi

Gli afflussi di capitale di terzi rappresentano i flussi di cassa in entrata derivanti da finanziamenti esterni, come prestiti, sovvenzioni o altre forme di capitale ricevuto per finanziare attività o investimenti. Questi afflussi sono cruciali per l’associazione, in quanto permettono di ottenere risorse finanziarie necessarie per sostenere progetti o acquisire beni strumentali.

Alcuni esempi di afflussi di capitale di terzi includono l’ottenimento di un prestito bancario per finanziare l’acquisto di un immobile o per sostenere un progetto sociale, la ricezione di un contributo pubblico o di una sovvenzione da un ente per il finanziamento di iniziative di utilità sociale, o l’ottenimento di donazioni o finanziamenti da parte di enti privati per attività specifiche, come l’acquisto di beni strumentali. Questi flussi di cassa aumentano la disponibilità finanziaria dell’associazione e la rendono in grado di intraprendere nuove iniziative o progetti.

Nel rendiconto di cassa, gli afflussi di capitale di terzi sono registrati come flussi di cassa positivi, in quanto aumentano la liquidità. Tali flussi vengono inseriti nella sezione “Attività di finanziamento” del modello D, dove vengono indicati come incremento della disponibilità di cassa attraverso l’indebitamento o il supporto esterno ricevuto dall’associazione.

In sintesi, le voci e gli impatti sui flussi di cassa nel rendiconto di cassa sono i seguenti:

  • Le uscite da investimenti in immobilizzazioni sono flussi di cassa negativi che riducono la liquidità, e sono classificate nella sezione “Investimenti”.
  • Le entrate da investimenti in immobilizzazioni sono flussi di cassa positivi che incrementano la disponibilità di cassa, e sono anch’esse classificate nella sezione “Investimenti”.
  • I deflussi di capitale di terzi sono flussi di cassa negativi che riducono la liquidità, rappresentando il rimborso di debiti, e sono classificati nella sezione “Finanziamenti”.
  • Gli afflussi di capitale di terzi sono flussi di cassa positivi che incrementano la liquidità grazie a prestiti o sovvenzioni ricevuti, e sono anch’essi classificati nella sezione “Finanziamenti”.

Definizione di costi e Proventi Figurativi

Gli oneri figurativi relativi al costo del volontariato sono voci che, pur non comportando un’effettiva uscita di denaro, vengono registrate per riflettere il valore economico del lavoro svolto dai volontari. Sebbene il volontariato non comporti un compenso monetario, il lavoro svolto dai volontari ha comunque un valore che può essere riconosciuto ai fini contabili, per rispettare i principi di competenza economica e per dare una rappresentazione completa delle attività e risorse dell’associazione. Questi oneri figurativi sono importanti per le associazioni di volontariato in quanto consentono di rappresentare, nel bilancio, il valore del lavoro che contribuisce al raggiungimento degli scopi statutari, anche se non ci sono flussi di cassa diretti associati a questi costi. Il riconoscimento di questi oneri figurativi aiuta a evidenziare il supporto che i volontari offrono all’associazione, pur non ricevendo compensi monetari per il loro impegno.

Le associazioni possono determinare il valore economico delle ore di volontariato fornite dai propri membri, utilizzando una tariffa oraria media o un valore standard per il lavoro non retribuito. Ad esempio, se un volontario dedica 10 ore a settimana per un mese e si stima che il valore economico di un’ora di lavoro non retribuito sia 15 euro, il costo figurativo mensile del volontariato sarà di 600 euro (10 ore * 15 euro * 4 settimane). Questo valore viene registrato come un onere figurativo nell’ambito delle spese operative, pur non rappresentando un pagamento effettivo. Se un’associazione utilizza volontari per compiti che potrebbero essere svolti da personale retribuito, il valore del lavoro dei volontari può essere calcolato come se fossero lavoratori stipendiati, per rappresentare adeguatamente l’importo che l’associazione risparmia grazie all’impegno volontario. Ad esempio, se un’associazione utilizza i volontari per attività amministrative che richiederebbero un impiegato stipendiato, si potrebbe registrare un onere figurativo corrispondente al valore salariale di un impiegato, anche se non c’è un pagamento effettivo. Durante la realizzazione di un progetto, come ad esempio un evento o un’attività comunitaria, l’associazione può valutare e registrare come oneri figurativi il lavoro del volontariato impiegato, calcolando il tempo dedicato all’organizzazione, alla gestione e all’esecuzione dell’attività.

Gli oneri figurativi legati al volontariato sono importanti perché aiutano a comprendere meglio l’impegno economico complessivo che l’associazione sostiene attraverso il lavoro non retribuito. Questo è particolarmente utile per la pianificazione e la gestione finanziaria a lungo termine. Inoltre, la registrazione di questi oneri figurativi rispetta il principio di competenza economica, poiché anche se non c’è un esborso immediato di cassa, il valore del lavoro volontario va comunque registrato per riflettere correttamente la gestione economica dell’associazione nel periodo di riferimento. Infine, la registrazione degli oneri figurativi contribuisce alla trasparenza e alla credibilità dell’associazione, poiché mostra l’impegno che i volontari mettono nelle attività e il valore che queste risorse umane apportano all’associazione, aumentando la credibilità verso i finanziatori, i donatori e le autorità di controllo. In sintesi, gli oneri figurativi legati al costo del volontariato non rappresentano movimenti di cassa effettivi, ma sono cruciali per garantire una corretta rappresentazione contabile delle risorse utilizzate e per rendere più completa la visione economica dell’associazione di volontariato.

Proventi Figurativi: Analisi Dettagliata

I proventi figurativi sono entrate che non comportano un incasso di denaro nel periodo contabile, ma devono essere comunque registrate per garantire una rappresentazione economica completa delle attività dell’ente. Questi proventi sono legati a guadagni economici che si materializzano senza un reale flusso di cassa. Anche in questo caso, l’obiettivo è rispettare il principio della competenza economica. Un esempio di provento figurativo è rappresentato dalle plusvalenze da cessione di beni. Quando un ente vende un bene, come un immobile, un’attrezzatura o una partecipazione, a un valore superiore al prezzo di acquisto o al valore contabile, si verifica una plusvalenza. Sebbene questa plusvalenza venga registrata come provento, non comporta un incasso immediato di denaro. Il flusso di cassa effettivo sarà solo il totale incassato, mentre la differenza tra il prezzo di vendita e il valore di acquisto o contabile (la plusvalenza) sarà un provento figurativo. Ad esempio, un’associazione ETS vende un immobile acquistato per 50.000 euro e incassa 70.000 euro. La differenza di 20.000 euro viene registrata come una plusvalenza, ma il flusso di cassa effettivo sarà solo di 70.000 euro, con la plusvalenza trattata come un provento figurativo. Un altro esempio riguarda le rettifiche di valore delle attività. Quando il valore di mercato di un bene, come una partecipazione finanziaria o una proprietà immobiliare, aumenta o diminuisce rispetto al suo valore contabile, queste modifiche devono essere registrate per rispettare i principi contabili di veridicità e completezza. Sebbene queste rettifiche non rappresentino un movimento di cassa effettivo, sono trattate come proventi o costi figurativi e devono essere registrate per fornire una visione realistica dell’evoluzione del patrimonio. Ad esempio, un’associazione ETS possiede una partecipazione in una società che aumenta di valore nel tempo. Anche se non c’è stato un incasso, l’ente deve comunque registrare l’incremento del valore come provento figurativo.

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